ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, JANE AUSTEN

E’ verità universalmente riconosciuta che uno scapolo largamente provvisto di beni di fortuna debba sentire il bisogno di prendere moglie” è questo il celebre incipit del capolavoro di Jane Austen (1775-1817), la scrittrice che Virginia Woolf definì “l’artista più perfetta tra le donne”. Ricordo che nella lettura del romanzo mi sono sentita ospite di quel mondo della provincia inglese di fine Settecento abitato da ragazze in cerca di marito, il cui orizzonte non sembrava andare oltre i balli, i té, gli amori e le aspirazioni della buona società. Mi ha colpito il ritratto  puntale, spesso ironico  e squisitamente femminile della Austen. Quest’anno ricorre il 200° anniversario di Pride and Prejudice. Un articolo di Matilda Battersby su The Independent del 28/01/2013 (www.independent.co.uk) ricorda una lettera di Jane Austen datata 29 gennaio 1813, in cui la scrittrice esprime tutto il suo entusiasmo per aver ricevuto una copia del suo libro, Pride and Prejudice, ““my own darling child“, come lei stessa lo definisce.

Mi sono chiesta leggendo l’articolo se la gioia creativa di uno scrittore sia rimasta immutata nei secoli, al di là dei formati o materiali usati, libri o e-book.

Se vi capitasse di andare nel Regno Unito quest’anno e siete degli amanti della letteratura inglese, merita allora una visita il Jane Austen’s House Museum a Chawton.  Magri prima date anche un’occhiata a un sito dedicato all’anniversario di Orgoglio e Pregiudizio: www.prideandprejudice200.org.uk.

Per invogliare chi non l’avesse ancora letto, un passo famoso dal capitolo cinque del romanzo: “ Vanità e orgoglio sono cose molto diverse, benché le due parole vengano spesso confuse. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L’orgoglio si riferisce piuttosto all’opinione che abbiamo di noi stessi; la vanità a quella che si vorrebbe che gli altri avessero di noi”.

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