FEDERICO GARCÍA LORCA, UN POETA A NEW YORK

Federico García Lorca (1898-1936)

Federico García Lorca è uno degli autori che amo di più della letteratura spagnola e di cui sempre mi ha stupito la grande forza innovativa, la particolare sensibilità e l’apporto che ha saputo dare, nella sua breve vita, alla letteratura, non solo in lingua spagnola. Eppure in soli 38 anni Lorca  è riuscito a essere pianista, disegnatore, e poi soprattutto poeta e drammaturgo.

Il giornale the Guardian dava la notizia ieri dell’apertura il 5 aprile a New York, alla Public Library, della più grande mostra dedicata all’opera di Lorca negli Stati Uniti. La scelta di New York non è casuale. Il 12 luglio 1936, Lorca  lasciò sul tavolo del suo editore José Bergamín a Madrid,  il manoscritto della sua raccolta di poesie dal titolo Poeta a New York ( Poeta en Nueva York) accompagnato da un biglietto in cui gli diceva che sarebbe tornato il giorno seguente. Invece, Lorca non tornò più perché, in piena Guerra civile, si rifugiò a Granada e solo dopo poche settimane fu assassinato dagli squadroni della morte del Generale Franco e il suo corpo fu gettato in una fossa comune a Viznar, vicino a Grandad:

 ” Murdered by a right-wing death squad in the first months of the 1936-39 Civil War, his body is one of hundreds of Republican prisoners in a mass grave in the ravines of Viznar above Granada – and one of tens of thousands who suffered the same fate still lying in roadsides and ditches across Spain, almost 80 years after the war ended.”

Lorca aveva composto Poeta a New York quando si era recato negli Stati Uniti come studente di inglese con una borsa di studio alla Columbia University. Quel manoscritto di 96 pagine, che Lorca aveva consegnato all’editore, è stato  ritrovato e sarà  esposto al pubblico.

“Poeta en Nueva York” (1929-30) -Federico García Lorca

Nelle poesie della raccolta Lorca racconta il profondo impatto che la grande città produsse nel suo animo di poeta: la rappresenta come un luogo disumanizzante, senza speranza in cui non arriva neppure la luce dell’aurora, come dirà nella bellissima poesia La aurora (“la aurora llega y nadie la recibe”) e in cui le persone  vacillano “insomnes”, – senza più riuscire e dormire né a sognare – come appena uscite da un naufragio di sangue:

“”hay gentes que vacilan insomes

Como recién salidas de un naufragio de sangre”.

 

Alla fine, New York assurge per Lorca a metafora di una società e di un progresso che ha distrutto la solidarietà, l’armonia, la bellezza. In Poeta a New York lo sguardo del poeta è qui, come in tutta la sua opera, particolarmente attento alla condizione e alle sofferenze di chi, per varie ragioni, è ritenuto diverso e viene emarginato.