Jezabel, Irène Némirovsky

                                                                 

Jezabel
Irène Némirovsky (Kiev, 1903- Auschwitz,1942)

E’ un romanzo che coinvolge il lettore fin dalle prime righe, dall’inizio che è già anticipazione di un tragico finale. Il lettore viene fatto entrare in quell’aula di tribunale in cui deve essere giudicata Gladys Eysenach. Vede gli occhi curiosi dei giurati scrutare quella donna pallida, inquieta, che porta ancora tracce della sua bellezza, ma che è ormai l’ombra del su passato di ammirata e ricca ereditiera e sente i commenti impietosi, il crescente mormorio di un pubblico, curioso di carpire ogni sordido dettaglio sulla storia di Gladys Eysenach e di quello che pare essere stato il suo ultimo giovane amante. Ma quale sarà la verità?

Occorre lasciarci condurre a ritroso e ripercorre la vita tormentata di questa donna per scoprire la sua ostinata, patologica ossessione per la bellezza, per la giovinezza e il suo estremo bisogno di sedurre e essere amata.

“Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini”.

“Che cosa avrà da darmi la vita quando non potrò più piacere?… Che ne sarà di me?… Diventerò una vecchia imbellettata… Mi pagherò degli amanti… Oh, che orrore, che orrore!… Meglio finire in fondo al mare con una pietra al collo”.

Irène Némirovsky fa un’ analisi implacabile della psicologia di una donna, un  ritratto che risulta a volte spietato e volutamente ripetitivo, ma che sa parlare di un’ossessione senza tempo.