WORD MARKET, PAROLE IN VENDITA

WordMarket – blogs.elpais.com

Parole in vendita in un mercato virtuale e con una moneta dedicata, il Wollar. Questo è il progetto in internet di Belén Gache, per proteggere le parole  e riscoprirne il valore intrinseco: “redescubrir el valor intrínseco de las palabras”.  Dalla riflessione sulla svalutazione delle parole, il loro abuso, cattivo uso, non uso e impoverimento nasce  il progetto WordMarket, un portale dedicato alla compra-vendita delle parole.

L’iniziativa è apparsa nel blog di Roberta Bosco y Stefano Caldana dedicato alle tecnologie nel quotidiano spagnolo El Pais (http://blogs.elpais.com/arte-en-la-edad-silicio). Benchè  Belén Gache, l ‘autrice dell’iniziativa, sia una scrittrice ispano-argentina, per ora il portale è in inglese:

El proyecto, que por el momento es sólo en inglés, invita el usuario a convertirse en coleccionista o especulador de palabras, realizando compra-ventas de términos cuyo valor pueden fluctuar con el tiempo y en relación a la demanda y las tendencias del mercado.

L’utente diventa un collezionista di parole e il valore delle parole stesse nel tempo  varierà in relazione alla domanda e alle tendenze del mercato.

Come spiega l’articolo  del quotidiano spagnolo, evidentemente WordMarket  è un progetto ironico e creativo, che riflette sull’uso delle parole e non ha nulla a che vedere con un portale commerciale. Viene comunque stabilito un prezzo virtuale delle parole con un algoritmo e ogni utente dispone all’inizio di 10.000 monete fittizie, i Wollars per compiere le transazioni. Addirittura, dopo l’acquisto di una parola, l’acquirente riceverà un relativo certificato di proprietà:

Las posibilidades de que el lenguaje se privatice por completo no son lejanas. Ser el dueño efectivo de las propias palabras implica evitar pagarle a un tercero para utilizarlas. Reserve sus palabras antes de que otro lo haga”, aconseja Belén Gache.

 

Come sostiene Belén Gache nell’intervista, non è poi così lontano il tempo in cui non si potrà più essere padroni effettivi delle proprie parole e si dovrà quindi essere costretti a pagarle a terzi per poterle utilizzare. Per questo, lei consiglia di salvaguardare le nostre parole prima che altri ce le portino via.

L’articolo ci aggiorna anche su quali sono le parole più inflazionate, come amore, pace, e quelle che, invece sono più quotate. In questi ultimi giorni, per esempio, la parola Papa è andata alla grande, anche se è un titolo da utilizzare con attenzione, tanto più adesso, in attesa del prossimo conclave – come commentano i due giornalisti:

Finalmente en los últimos días, como era de esperar, el precio de la palabra Pope (Papa) se ha disparado, aunque sigue siendo un título que manejar con mucho cuidado y aún más a la espera del inminente cónclave.

WordMarket è un progetto curioso e chiaramente provocatorio. Pur condividendo alcune riflessioni generali sull’impoverimento linguistico, tuttavia mi è difficile accettare che si applichi, anche se in chiave ironica, il concetto di proprietà al mondo libero delle parole, tanto più in ambito creativo.

 

2 Risposte a “WORD MARKET, PAROLE IN VENDITA”

  1. Da quasi un anno sono iscritta ad un servizio su Internet: unaparolaalgiorno.it. Iscrivendosi al servizio si riceve ogni giorno una parola, per arricchire il nostro vocabolario o rispolverare parole oramai desuete. Chiaramente la definizione della parola non è quella di un normale dizionario, ma si tratta di una interpretazione a largo spettro, con radice etimologica.
    Si può inoltre adottare una parola per sovvenzionare il sito, che è gratuito. Se saremo obbligati a pagare anche per le parole, che mondo ci aspetta?

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