VIVA LE “CITTA’ DEL LIBRO”!

Un articolo di ieri sul Corriere della Sera presentava il convegno che si tiene oggi e domani a Torino su “iniziative culturali e spazi urbani” e le “città del libro“. Due dati mi hanno particolarmente colpito. Innanzitutto, l’amara considerazione iniziale:

“il sospetto, per non dire la certezza, che in realtà delle sorti del libro in Italia non importi quasi nulla a nessuno”.

Tuttavia, resistono ancora i festival, le fiere  e i saloni del libro che:

“hanno certo tutte una marcata impronta locale, un radicamento non solo fisico, ma anche economico, di iniziativa e di utenza in un determinato territorio. (…)

 

La via italiana al libro e alla promozione della lettura è dunque consistita e consiste principalmente nel sostituire allo Stato centrale un livello locale in cui confluiscono tre soggetti: enti pubblici, appunto locali; forze economiche, principalmente fondazioni bancarie; e gruppi o soggetti singoli di iniziativa, come fu Guido Accornero per il Salone di Torino nel 1988 o il gruppo mantovano (Nicolini, la Corraini ecc.) per il Festival di Mantova nel 1997.”

I festival  danno vita a un clima gioioso e allegro e trasmettono un senso di “fratellanza” tra i lettori,  inoltre hanno il merito  di aver avvicinato anche i giovani al libro:

“Non predicando loro la necessità di leggere, ma arruolandoli nell’organizzazione, facendoli partecipare dall’altra parte della barricata.”

 

Aiutano a promuovere il libro dando un’ idea meno “scolastica” , ” meno «doveristica», più personale, più allegra” della lettura.

L’altro dato che mi ha colpito riguarda il numero di lettori in Italia. Cito ancora l’articolo:

“Oltre metà degli italiani adulti, il 51%, non legge mai un libro. Quasi un terzo, il 31%, appartiene all’indecifrabile genia di coloro che leggono un libro o due all’anno e che noi definiremo benignamente lettori occasionali. Meno del 20%, il 18 per la precisione, è costituito da lettori veri e propri, che chiamiamo abituali. In sostanza, su cinque italiani adulti meno di uno legge abitualmente libri.”

 

Sono cifre davvero sconvolgenti per il significato che racchiudono. Da appassionata lettrice, mi riesce difficile pensare che ci sia questa disaffezione, se non indifferenza totale per la lettura.

Ho visto che alcuni blog anglosassoni periodicamente lanciano qualche statistica sulla frequenza di lettura dei loro lettori.  La media è davvero alta, ci sono grandi lettori che arrivano a 130-150 libri all’anno, ma anche i cosiddetti “lettori normali”, si difendono  bene arrivando a 50-60 libri all’anno, una cifra comunque sorprendente, se paragonata alla realtà italiana.

Occorre comunque tenere presente  la diversità di genere e fare delle distinzioni tra romanzi, libri di poesia, saggi e tra libri in italiano e libri in lingua, poichè questi fattori influiscono nel tempo di lettura.

Resta il fatto che comunque nel nostro Paese la discussione sulle sorti del libro non riguarda tanto il tipo di formato di utilizzo. Il  problema è  ancora a  monte e va ricercato nella poca familiarità e abitudine alla lettura da parte degli italiani. Allora che sia e-book o libro,  purchè si continui a leggere! E viva le “città del libro“!