UNA BELLA STORIA DI AMICIZIA DI LUIS SEPÚLVEDA

“Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico” di L. Sepúlveda, Ed. Guanda

Ricordate la  “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (titolo originale: “Historia de una gaviota y el gato que le enseñó a volar”) di Luis Sepúlveda, la bella favola sulla forza dell’amicizia, per grandi e bambini, che ci aveva ricordato che “vola solo chi osa farlo“? L’autore cileno è tornato sul tema nella sua ultima storia: Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico.

Il titolo originale Historia de Mix, Max y Mex propone già i tre nomi monosillabici, bizzarri, divertenti di: Mix, Max e Mex  –  un gatto, il suo giovanissimo ‘padroncino’, e un topo. 

Cosa narra questa nuova favola per bambini di ogni età? A Monaco di Baviera il piccolo Max cresce con il suo amato gatto Mix, un gatto dal profilo greco. A diciott’anni, Max decide di vivere solo in una nuova casa, con il “suo” Mix, prendendosene cura anche quando il bel gatto perde la vista. Col tempo il lavoro di Max lo porta spesso fuori e Mix si sente solo. Ma un bel giorno ecco che appare un topo dalla vocetta stridula, triste perché mai nessuno gli ha dato un nome. Mix prima lo blocca con una zampa, ma poi lo lascia andare, ne condivide allegrie e malinconie. Lo chiama Mex. I due diventano amici e  compagni di scorribande, saltano insieme da un tetto all’altro perchè ora Mix vede con gli occhi del suo amico topo.

La storia è divisa in dieci capitoli e in ognuno di essi si trova una frase significativa che racchiude i valori della solidarietà e della condivisione nell’amicizia:

Un amico si prende cura della libertà dell’altro.

 

I veri amici condividono anche il silenzio.

 

Anche nel finale del libro, Sepúlveda ci lascia  una definizione di amicizia che supera ogni differenza:

E i due erano felici, perchè sapevano che i veri amici condividono il meglio che hanno.

Luis Sepúlveda

La vita di Luis Sepúlveda, scrittore e viaggiatore sembra già essa stessa la trama di un romanzo. Ha cominciato prestissimo la sua attività di scrittore militante in Cile. Nei primi anni ’70 si dedicò completamente all’attività politica, primo punto di riferimento dei suoi scritti del periodo, divisi tra teatro, programmi radiofonici e qualche racconto. Nel 1969 vinse il Premio Casa de Las Américas con la raccolta di racconti “Crónicas de Pedro Nadie”.  Divenne poi membro attivo dell’Unità Popolare Cilena e nel ‘73 entrò nella struttura militare del Partito socialista, diventando anche membro della guardia personale di Salvador Allende. Neanche dopo il colpo di stato e la dittatura di Pinochet che lo costrinse prima al carcere e alla tortura, poi, a partire dal ’77, all’esilio, il suo spirito combattivo si rassegnò. Dal Brasile, all’Ecuador,al Nicaragua fino ad Amburgo, Parigi e ora la Spagna ha continuato la sua attività di scrittore impegnato per la difesa dei diritti umani e dell’ambiente, partecipando a progetti dell’Unesco e di Greenpeace.

In un’intervista a El Universal di Cataras, Sepúlveda riconosce il suo debito verso quella generazione di autori che diede vita al cosiddetto “boom della letteratura ispanoamericana” negli anni’60 e che culminò con l’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura nel 1982 allo scrittore colombiano Gabriel García Márquez, autore di Cent’anni di solitudine. Nell’articolo Luis Sepúlveda ammette che non sarebbe diventato lo scrittore che è oggi se non avesse letto Cortázar, Márquez, Rulfo e Vergas Llosa:

“Yo no sería el escritor que soy si no hubiera leído a Cortázar, a Gabriel García Márquez, si no me hubiera maravillado ‘El llano en llamas’ o Pedro Páramo, de Juan Rulfo, o hubiera leído ‘Conversación en la catedral’, de Mario de Vargas Llosa. Tengo hacia los maestros del ‘boom’ infinita gratitud y reconocimiento”. (El Universal, 12/11/2012)

Non mancherò certo di tornare su questo autore.