L’ULTIMA FUGGITIVA, di Tracy Chevalier

L’ultima fuggitiva di Tracy Chevalier, ed. Neri Pozza

Se cerchiamo  un libro che ci trasporti in un’epoca storica ben ricostruita, evocata attraverso lo sguardo di un personaggio delineato, sicuramente con Tracy Chevalier troveremo una storia che ci soddisfi. L’ ultima fuggitiva ( ed. Neri Pozza, titolo originale The Last Runway) ci porta nell’America del 1850 divisa tra schiavismo e abolizionismo e scoperta da una giovane quacchera Honor, arrivata dall’Inghilterra  e che, a fatica, con dolore e con coraggio cercherà di adattarsi al Nuovo Mondo, affrontando anche la sfida di una passione inespressa e impossibile.

Come nel successivo romanzo, La ricamatrice di Winchester, in L’ ultima fuggitiva  la ricerca storica è attenta così come la descrizione di un’occupazione femminile dell’epoca. Se in La ricamatrice di Winchester, nel circolo di ricamatrici le donne sono tutte dedite al ricamo dei cuscini per la cattedrale, in L’ ultima fuggitiva Honor è esperta nel confezionare splendide trapunte che racchiudono i ritagli dei suoi ricordi più cari. Il cucito le consente l’esperienza del silenzio, del richiamo della memoria. Anche in questo romanzo si respira la forza della solidarietà femminile e dell’amicizia, al di là di ogni provenienza culturale, pregiudizio o colore della pelle.

La protagonista, Honor prende posizione, si espone prima con le parole e poi con il deliberato silenzio. Contravviene alle regole della legge, della famiglia della comunità religiosa per aiutare gli schiavi che tentano disperatamente di raggiungere il Nord e la libertà. E’ disposta a mettere in gioco tutto per i suoi principi, ma sarà proprio la sua amica signora Reed, un’ ex-schiava a ricordarle il valore assoluto della libertà.

“Tu quanti ne hai aiutati l’anno scorso? Una ventina! Ne abbiamo di strada da fare! Ma non è il caso che tu distrugga il tuo matrimonio per questo. Sarebbe un’idiozia, qualunque fuggitivo te lo direbbe se tu glielo chiedessi. Quello che desiderano è la libertà, vivere una vita come la tua. Se la butti via nel loro nome, non fai altro che umiliarli, ridicolizzando il loro sogno più grande.” (p.296)

Alla fine, Honor capirà quindi che la vita deve essere fatta di scelte e non di fughe:

“Sto imparando che c’è differenza tra fuggire e correre verso il futuro” (p.308).