IL SEGRETO DELL’OREFICE, di Elia Barceló

Il segreto dell’ orefice di Elia Barceló, Ed. Marcos y Marcos

Il segreto dell’orefice è un’altra opera dell’autrice spagnola, Elia Barceló, dopo El secreto del silencio, che  ha dato alla scrittrice fama internazionale. E’ un romanzo breve, la storia di una passione proibita che sfida le regole del tempo. L’io narrante è un prestigioso orefice che da New York arriva alla sua città natale in Spagna, Umbría, un luogo immaginario e magico, per un ultimo incontro con il suo passato e con quell’amore impossibile, l’affascinante quanto misteriosa Celia, una donna matura, che cambiò la sua vita. E’ un romanzo intenso, emozionante  costruito su passaggi tra piani temporali diversi e universi paralleli: la Spagna degli Anni’50, quella degli Anni’70  e l’ultimo anno del XX secolo. 

“Furono i soli tre mesi della mia vita, perchè il resto, prima e dopo, anch’esso è stato vita, ma in sordina, in un tono minore, come se a un film abbassassero il volume finchè tutto non è che un sussurro e i colori si sbiadissero fino alla seppia, fino al bianco e nero.” (p.60)

Il segreto dell’orefice  è scritto con uno stile elegante e accurato come richiede l’arte di un orefice esperto. Ci mostra come alcuni incontri siano destinati a lasciare una traccia indelebile nella nostra vita, Il romanzo si apre e si chiude con un richiamo alla musica di Cohen e, alla fine, rimane al lettore una nota di  delicata nostalgia.

“La voce spessa di Cohen scivola sui miei ricordi come miele avvelenato. Non voglio più scrivere. domani è l’ultimo giorno del secolo (…). Domani con il mio famoso impermeabile blu che ha attirato tanti sguardi furtivi nella Villasanta degli anni Cinquanta  e che ha propiziato il mio incontro con Celia, salirò si nuovo sull’Empire State Building. Se al di fuori dell’Umbría c’è un luogo e un momento dove le cose impossibili possono succedere, deve essere lì e domani a mezzanotte. Salirò su quella terrazza dove lei mi aveva cercato nel Natale 1073, e a occhi chiusi, ciechi alla neve, alle luci e ai fuochi artificiali, aspetterò il miracolo.”(p.109)